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    La #buonascuola è quella morta

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    Messaggio Da ggallozz Gio Mar 17, 2016 3:03 pm

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    La #buonascuola è quella morta Empty articolo del Fatto Quotidiano

    Messaggio Da ggallozz Gio Mar 17, 2016 3:04 pm

    L'originale sul sito del giornale

    “La scuola cade a pezzi ma a rischiare siamo noi”
    Non di soli docenti è fatta la scuola: a rotazione, le vittime di anni di riforme si presentano a chiedere il conto. Stavolta tocca ai dirigenti scolastici che guidano la campagna “Liberare la scuola”: troppe responsabilità, troppa burocrazia e troppe scuole da gestire i punti problematici, a cui si aggiunge il blocco degli stipendi. Nonostante siano stati dipinti come “super manager” con la riforma della Buona Scuola, non se la passano benissimo. Lo dimostra il quadro tracciato dalla rivista specializzata Tuttoscuola: in Italia i presidi guadagnano 57 mila euro all’anno, i dirigenti amministrativi della pubblica amministrazione circa 100 mila, i dirigenti del settore privato in media 107 mila. I dirigenti scolastici guadagnano, poi, il 43% in meno dei dirigenti amministrativi di II fascia all’interno dell’Amministrazione scolastica, sia centrale che periferica.
    Si parte da qui per spiegare il contenuto della campagna, lanciata da un gruppo di dirigenti scolastici italiani, con radici nelle realtà sindacali, ma che si è sviluppata fino a raggiungere una comunità di oltre cinquecento presidi. Hanno redatto un documento e avviato una raccolta di firme. “Qui dentro – dicono – c’è la nostra condizione, il nostro stipendio da rivendicare, ma c’è soprattutto la scuola, avvilita e tormentata, ammazzata dalla burocrazia e dalle incombenze inutili”.
    Si pensi, ad esempio, alla questione sicurezza. Alle scuole è di solito applicata la normativa generale utilizzata per tutti gli ambienti lavorativi, con regole e adempimenti che spesso sono solo formali. Inoltre, il dirigente scolastico, pur essendo il responsabile della sicurezza, non ha poteri decisionali né d’intervento né di spesa sugli edifici. In pratica non può, pur volendo, metterli in sicurezza. Quasi tutti appartengono infatti ai comuni e alle provincie. “È una situazione di evidente ingiustizia e iniquità – si legge nel documento – che si limita a individuare un possibile capro espiatorio”.
    Dai rapporti elaborati da Legambiente e Cittadinanzattiva per il 2015, emerge che il 39% delle scuole ha bisogno di una manutenzione urgente, il 21% presenta lesioni strutturali, solo il 35,5% ha la certificazione antincendio, il 38% possiede il certificato di agibilità statica e il 35% quello di agibilità igienico-sanitaria. Ma soprattutto, l’anagrafe delle scuole non è ancora pronta e quello che c’è, denunciano le due associazioni, è parziale. E ha dati non aggiornati: risultano aperte scuole che sono chiuse da anni per inagibilità. E pensare che dell’edilizia scolastica Renzi aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, salvo poi prorogare al 30 aprile 2016 il termine per l’affidamento dei lavori di messa in sicurezza e al 31 dicembre prossimo quello per spendere i fondi delle “scuole sicure” .
    I presidi, come i docenti, hanno anche responsabilità civile sugli alunni. È delle ultime settimane, ad esempio, la circolare ministeriale che attribuisce a docenti e dirigenti l’obbligo di controllare, durante le gite scolastiche, che pullman e autisti siano in regola. “Così – spiegano – minime azioni come spostare la disposizione dei banchi o degli arredi, scendere le scale o usare le forbici, sono viste come potenziali pericoli”. E nelle scuole domina la paura.
    La Buona Scuola, poi, ha caricato gli istituti di nuovi oneri di gestione. Ed è aumentata la burocrazia. “Ogni istituto è sottoposto alla stessa quantità e tipologia di adempimenti di un ministero o di un ente locale – fanno notare i dirigenti – senza però la stessa specializzazione degli uffici”. Nelle segreterie spesso ci sono solo due o tre impiegati che, da soli, non riescono a fronteggiare la mole di lavoro. E se le segreterie da gestire sono più di una, la situazione si complica. “Può sembrare un problema minore, ma il fatto che un dirigente si trovi a gestire due – in alcuni casi tre – istituti, senza la possibilità di essere sostituito neanche temporaneamente, si traduce inevitabilmente in una grave dequalificazione del servizio”. Negli ultimi anni e con la rarefazione dei concorsi, in molte regioni i posti dirigenziali liberi sono aumentati, sommandosi a quelli degli istituti “sottodimensionati”, cioè con un numero di alunni inferiore a 600. E le reggenze multiple sono diventate normalità.
    Infine, gli immancabili stipendi che, come per quasi tutta la pubblica amministrazione, sono bloccati da anni: “Si aggiunge il paradosso di una diminuzione della retribuzione, per alcuni dell’ordine di centinaia di euro mensili, a fronte di un carico di lavoro e di responsabilità sempre maggiori. Siamo solidali con tutto il personale della scuola, che vive con retribuzioni insostenibili, ma denunciamo un accanimento senza pari”.

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